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Le maschere di Ruggero Mameli



A Mamoiada le maschere si fanno ancora come un tempo: leggere, indossabili, tinte di nero, con le sopracciglia aggrottate e la bocca contratta in una smorfia di dolore.

L'artigiano locale Ruggero Mameli le riproduce rispettando la tradizione. Da 30 anni fa questo lavoro e le sue maschere non denotano soltanto precisione e buona manualità, ma anche gusto artistico, conferendo a questi oggetti il pregio del pezzo unico, totalmente realizzato a mano. Per l'esecuzione di questi manufatti, usa diverse qualità di legno: pero selvatico, fico, ontano, leccio, castagno, ciliegio e vari altri legni pregiati, in modo da rispondere alle esigenze e ai gusti del richiedente, nel più rigoroso rispetto della tradizione.

La maschera da indossare deve essere leggera e facilmente modellabile, mentre quella decorativa, da appendere alla parete, può essere più pesante e generalmente viene realizzata con legni più pregiati, data la finalità espositiva. Nel laboratorio di Ruggero Mameli si trovano maschere di tutti i tipi. Varia la qualità del legno, come pure la pesantezza, il colore, la rifinitura, ma tutte sono eseguite nell'assoluto rispetto della tradizione locale, replicando gli stessi motivi utilizzati dai progenitori che a loro volta ripetevano modelli provenienti da generazioni lontane. Nel rispetto di questi modelli viene riprodotta la maschera da mamuthone come si usava circa due secoli addietro.
Per tutelare la provenienza e l'autenticità,le maschere di Ruggero Mameli sono tutte contrassegnate da un marchio a fuoco con la scritta "MAMUTHONES-MAMELI-MAMOIADA".

Con le maschere, le generazioni passate tramandavano anche il culto dionisiaco che le aveva generate, benchè da alcuni secoli la gente non avesse più chiara coscienza del loro significato. E' però rimasto il cerimoniale, la gestualità, la sacralità del rito che ogni anno si rinnova e sopratutto la danza zoppicante, elemento tipico delle feste in commemorazione di Dionisio, il dio della vegetazione che ogni anno moriva e rinasceva come l'erba dei campi, portando piogge abbondanti e fertilità nel ciclo annuale dell'eterno ritorno.

Non a caso il carnevale in Sardegna è chiamato "carrasecare" (carre de secare), vale a dire carne viva da lacerare, da sbranare, come era stato sbranato Dionisio dai Titani.
La tragedia greca (tragoidìa) nasce proprio per ricordare Dionisio, quel dio che in tempi lontani è giunto in Sardegna e vi è rimasto sottoforma di maschera, invocato ogni anno come datore di pioggia, Dionisio Mailones, dai sardi chiamato Maimone. Proprio per la siccità, che periodicamente si presentava portando con sè terrore e morte, ha fatto sì che questo dio, attraverso il simbolo della maschera, giungesse fino ai nostri giorni, senza più averne coscienza.

A Mamoiada, come pure in tanti altri paesi della Sardegna centrale, le maschere continuano a farsi e a indossarsi. Maschere tragiche che ripetono un rito primordiale di passione e di morte, e benchè sfilino durante il carnevale, non si confondono con questo, restano sempre qualcosa di diverso, di totalmente estraneo ai carnevali trasgressivi e goderecci derivanti dai Saturnalia.




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Links consigliati:
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